Lettera aperta di Benedetta Agosta

Lettera aperta di Benedetta Agosta

La bellezza dell’incontro con l’altro
Siamo stati così abituati a vivere di routine, di corse contro il tempo, di schemi da seguire, che il lockdown ci ha catapultati in una realtà quasi sospesa, un tempo e uno spazio altri rispetto a quelli cui eravamo avvezzi! Questa cosa, inizialmente, ci ha spiazzati: di colpo sono sparite le pareti della stanza di terapia, ci siamo ritrovati di fronte all’altro, nella sua semplicità e interezza.
Ricordo la gioia e l’emozione delle prime chiamate e videochiamate ai pazienti, ai genitori, con i colleghi: percepire che lo smarrimento e la preoccupazione non erano solo i miei, e che forse, insieme, avremmo potuto affrontarli meglio.
Si è aperto, allora, un orizzonte sconfinato di possibilità e di occasioni per ripensarsi, come persone e come riabilitatori.
Il coronavirus ci ha dato l’occasione di scendere in profondità, di togliere il superfluo, di avvicinarci all’essenza vera delle cose.
Mi sono resa conto di quanto, a volte, siamo così sopraffatti dal fare che ci dimentichiamo di accogliere l’altro, di ascoltarlo, di far diventare opportunità ciò che nasce spontaneamente in quel momento.
Così, ho imparato che, anche se lontani, potevamo essere vicini: perché, a volte, basta solo guardarsi negli occhi, osservare uno sguardo, un movimento, per imparare a conoscere noi stessi e chi abbiamo davanti.
La riabilitazione, non può prescindere da tutto questo, non può ancorarsi solo a degli obiettivi, a delle regole, a delle procedure; la riabilitazione è fatta, innanzitutto, di spontaneità, di movimento di corpi, di sguardi e di sentimenti.
La riabilitazione è incontrare l’altro per quello che è, senza pregiudizi e senza aspettative, con umiltà.
La riabilitazione è creatività, nella misura in cui andiamo oltre i nostri schemi mentali, e ci apriamo alle infinite possibilità che ci vengono date.
In questo scenario abbiamo sperimentato nuovi modi di essere e di operare, imparando ad adattarci e stravolgendo, così, le nostre antiche strategie. Esserci, con nuovi strumenti e nuovi linguaggi.
Abbiamo compreso quanto sia importante educare le famiglie a una nuova mentalità: stare, senza pretese o ansie sulle abilità del bambino, stare nell’incontro per abitare la relazione.
Una relazione costruita lentamente, con dedizione: in uno scambio virtuoso di cura e amore, tra di loro, bambini e genitori. Con noi.
Nella relazione, infatti, possiamo superare le distanze fisiche e culturali. È nell’incontro con l’altro che possiamo fare esperienza della bellezza delle cose.
Benedetta Agosta

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